CAVALIERE D'ITALIA
L'upupa ... di Fabio Imola
​L'autore http://www.fabioimolaphotoart.it/
​Sono nato e risiedo nella provincia di Rimini ed ho 37 anni.
Mi appassiono alla fotografia da giovanissimo e ricerco principalmente la fauna tra i miei soggetti.
Solo attorno ai 25 anni comincio a praticarla più assiduamente con qualche risultato migliore in quanto una maggiore indipendenza economica mi permette di dotarmi di attrezzature più performanti e di potermi spostare più lontano per qualche viaggio mirato.
Uso nikon da sempre ed attualmente fotografo con una D300 ed una D3.
Tra le lenti che mi danno più soddisfazione includo un 500 f4, un 300 f2,8, un 80-200 f2,8 ed un 17-35 f2,8.
Ad oggi per me lo scatto è solo un dettaglio e la parte conclusiva di un percorso che comprende studio, osservazione e salvaguardia dei soggetti che fotografo.
​Lavorando col turismo sulla riviera romagnola, ho sempre avuto poco tempo da dedicare alle foto durante il periodo delle imbeccate, che coincide con l'aumento del lavoro per me, ma l'upupa mi ha sempre affascinato in modo particolare e mi sono sempre ripromesso di fare uno sforzo pur di fotografarla.
Non è un soggetto particolarmente difficile da riprendere ma non so il perchè, mi piace!
Percorrendo tutti i giorni per molte volte la stessa strada per lavoro, mi accorgo che una coppia di upupe è intenta ad alimentare i piccoli in quanto frequentemente la vedo con del cibo nel becco che incrocia in volo il mio percorso.
Decido di fermarmi ed osservare dove si dirigono usando un binocolo.
Sulle spiagge di Rimini e Riccione sono ancora presenti le strutture che in epoca fascista, rappresentavano le colonie costruite dalle grandi industrie italiane per poter mandare in vacanza le famiglie degli operai.
Dal dopoguerra ad oggi, le colonie sono state abbandonate degradandosi sempre più e ad oggi rappresentano un rifugio per senza tetto e comunque luoghi in cui, la microcriminalità legata allo spaccio di droga, utilizza per i suoi traffici.
I due adulti si dirigono all'interno di queste aree quindi penso che abbiano utilizzato un buco in uno delle tante vecchie piante che popolano quelli che una volta erano i cortili delle colonie.
Bene, mi dico; basterà individuare l'albero ed il gioco è fatto!
Nulla di più sbagliato!
I genitori hanno occupato un buco creato da una spaccatura nella parete esterna di una di queste colonie!
Mi avvicino non senza un pò di timore, al buco per fare un sopralluogo e mi rendo conto che posto peggiore per le esigenze di un fotografo non potevano trovare!
Il buco si trova a 30 cm da terra, sotto un porticato costantemente in ombra, con uno sfondo che altro non è che una tavola da carpentiere che un senza tetto utilizza come riparo!
Il senza tetto in pratica dorme a tre metri dal nido delle upupe!
Inoltre osservando il vai e vieni dei genitori mi accorgo che data l'esigua altezza da terra del nido, essi quasi mai arrivano in volo al nido ma si posano a terra e con un saltino vanno ad imbeccare i tre piccoli.
Fabio, qui devi inventarti qualcosa, mi dico. Non posso di certo fare allontanare quel disgraziato che dorme li; non posso in nessun modo fare arrivare la luce sotto un porticato.
​Oltretutto c'è tanto di quello sporco e disturbo sulla scena che verranno delle foto pessime!
Ciò che mi è venuto in mente quindi è stato di fotografare esclusivamente in luce flash nelle primissime ore del mattino in modo che la luce ambiente non influisse troppo sull'esposizione ma questa fosse data solo dal flash.
Così facendo avrei eliminato lo sfondo disturbato rendendolo pesantemente sottoesposto e quindi nero, non avrei avuto problemi nel congelare il volo dei genitori e forse avrei portato a casa qualche foto decente.
Una sera attendo il ritorno del senza tetto, cerco di farmelo amico, gli spiego cosa ha dietro alla testa quando dorme e con mia sorpresa lo vedo molto entusiasta di sapere che una coppia di upupe ha scelto un posto così vicino a lui per nidificare.
Lo invito per le due settimane che ancora indicativamente mancano all'involo dei piccoli, a non sostare più del dovuto nei pressi del nido quasi come a volerlo tenere lontano da "casa sua".
Lui capisce benissimo e mi da retta mentre io in cambio gli porto qualche bevanda fresca e qualche pacco di sigarette.
Arrivo al mattino col buio; lui ancora dorme; sistemo macchina, cavalletto, 4 flash a bassissima potenza disposti in modo da non disperdere la luce al di fuori della scena, collego il radio comando alla macchina, fisso il fuoco sul foro e mi nascondo dietro un telo fogliato agganciato a due alberi a circa 20-25 metri dal tutto. Ora la mia paura è quella che i flash molto vicini disturbino i genitori e mi riprometto di smontare tutto ed andarmene qualora notassi troppo sospetto nei due adulti.
L'andirivieni dei genitori comincia quando ancora il sole non è sorto e prosegue ad un ritmo allucinante! Ogni tre minuti un arrivo!!!
Decido di non scattare subito ma di fare abituare gli adulti all'attrezzatura che rappresenta un elemento nuovo per loro.
Risultato? Non gliene può fregare di meno della mia attrezxzatura!
Comincio a premere il tasto del radiocomando che di conseguenza attiva i flash ed anche in questo caso noto la massima indifferenza nei confronti dei lampi!
Il problema è solo che su 10 arrivi solo uno è diretto in volo mentre gli altri vedono i genitori posarsi a terra e raggiungere i piccoli con un piccolo salto.
Si fanno le 7:30, smonto tutto perchè devo andare al lavoro ed anche perchè la luce ambiente comincia ad influire troppo sull'esposizione creando delle immagini fantasma dovute alla doppia fonte luminosa.
Faccio qualche altra uscita fino a quando decido di provare un'inquadratura grandangolare.
Fin'ora usavo il 500 o il 300 ma una mattina ho voluto usare il 20mm.
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La prospettiva mi piaceva molto di più anche perchè adoro i grandangoli e 20 mm su full frame comincia ad essere piuttosto estremo.
Qui un paio di esempi di foto realizzate col grandangolo.



​La natura poi ha fatto il suo corso. I piccoli si sono involati lasciando un nido putrido e puzzolente tipico di questa specie.
